Giorno 1 - Venerdí 28 luglio 2006
Km 56 - 1480 m. salita - 1320 m. discesaFolgaria - Passo Del Sommo - Porta Manazzo - Bocchetta Di Portule - Monte Ortigara - Rifugio Marcesina
Ore 9.30 a Negheli, presso Costa (m. 1257), frazione di Folgaria: sono 23 i partecipanti alla edizione numero 9 del TorTour. Dopo l a”limited edition” del 2005 si torna a livelli record in termini di adesioni. Unica nota negativa è la presenza di una sola donna, la sempreverde Carmen.
Alle 10.15, accolti con i dovuti onori veterani ed esordienti (ben ..) partiamo in direzione Museo Etnografico di Maso Spilzi, dove ci immettiamo nel percorso ufficiale della 100 Km dei Forti (100KMF) che seguiremo costantemente fino a Passo Vezzena. Si scende attraversando gli abitati di san Sebastiano 8m. 1279) e Carbonare (m. 1076), poi inizia uno splendido saliscendi nel bosco. Presso Virti (m. 1099) il tracciato della 100KMF passa a fianco dell’ex comando austriaco, perfettamente nascosto e mai trovato dagli italiani nel corso della prima guerra mondiale: da qui gli astroungarici comandavano comandavano tutte le operazioni belliche sugli altopiani.
Continuiamo per Stengheli (m. 1195), Bertoldi (m. 1200) e Slaghenaufi (m.1246): da qui il tracciato sterrato sale a quota m. 1329 per poi scendere a m. 1291 in località Spiazzo Alto. Il tempo sembra tenere, anche se sappiamo con certezza che verso sera una perturbazione è attesa: confidiamo comunque di essere a quell’ora già al rifugio.
Pedaliamo, sempre su sterrato, salendo a Baita dei Cangi (m. 1330) e poi giungiamo a Passo Vezzena (m. 1402). Un’opportuna conta ci fa prendere atto che il gruppo ha perso ca. metà dei componenti, ma fortunatamente dopo una decina di minuti riprendiamo il cammino a ranghi compatti verso le rovine del Forte di Busa Verle e poi, continuando sul segnavia del Sentiero della Pace fino al Rifugio Malga Cima Larici (m. 1658).
Meritata sosta addolcita dagli splendidi occhioni della locandiera e poi si riparte sullo stessa segnavia (nr. 826) sterrato che sale tra folate di aria inusitatamente calda a Bocchetta Portule (m. 1937). Entriamo in pieno territorio bellico, sul fronte della Grande Guerra, mentre il cielo si fa sempre più scuro, anche se la pioggia non sembra costituire ancora un pericolo.
Un breve tratto in discesa fino a Campo Gallina (m. 1787) risaliamo a Bivio Italia (m. 1987) per il segnavia nr. 830, alla nostra sinistra la catena Cima Dodici: e’ un susseguirsi di resti di fortificazioni, trincee, ospedali militari alternati ogni tanto da cimiteri di guerra, grotte scavate nella roccia, crateri lasciati dalle bombe, visibili nettamente dall’alto. Il fondo su cui pedaliamo è ostile ma il solo pensiero che qui, nello stesso posto, 90 anni fa si combatteva, soffriva e moriva d’estate e d’inverno, smorza sul nascere ogni idea di lamentarsi a riguardo: tra tutti i partecipanti si respira “rispetto” per quello che è stato.
In cima a Bivio Italia la deviazione a sinistra verso la zona sacra dell’Ortigara, affascinante in caso di meteo favorevole ed avendo tempo a disposizione, perde consistenza seduta stante guardando il cielo, poi dall’alto inizia a scatenarsi l’inferno.
Pioggia, lampi e tuoni: in 2 minuti, goretex e antipioggia servono a poco, siamo tutti bagnati fradici, in una zona senza ripari ad eccezione di alcune grotte scavate nella roccia già sapientemente opzionate da cavalli e muli. L’idea migliore ci sembra quella di scendere in fretta di quota nonostante il diluvio, alcuni trovano riparo in altre grotte più avanti, gli altri scendo ancora fino in località Piazza delle Saline (m. 1610), dove il peggio deve ancora venire.
Dal cielo inizia a cadere grandine, chicchi che fanno male e in poco meno di un minuto ricoprono la strada di un tappeto di ghiaccio: ci ripariamo sotto un roccia sporgente aspettando che l’intensità diminuisca.
La temperatura è precipitata di 15 gradi in 5 minuti, siamo bagnati come pulcini e tremanti come foglie, il rifugio dista però ancora almeno 15 km, che anche in discesa sembrano un’eternità in queste condizioni. Ricompattare il gruppo sempra ridare un po’ di forza e fiducia alla truppa, puntiamo diritti verso il rifugio senza aspettare che la pioggia, che ora ha ripreso, finisca: sappiamo dalle previsioni che si tratta di una perturbazione annunciata e non di un temporale estivo e potrebbe quindi durare ancora per ore mentre sono già passate le 18.30. Le ruote solcano lo strato di grandine sul terreno e quando lo sterrato si fa a tornanti l’acqua si ingrossa e taglia le curve più veloce di noi.
Pedaliamo l’ultimo tratto di sterrato pianeggiante, completamente allagato, sperando che buche disseminate e nascoste dall’acqua non siano troppo profonde.
Giunti al bivio per l’Albergo Marcesina (m. 1369) che come da copione deve ospitare solo Giorgio e Andrea, girano tutti a sinistra nonostante sbracciarsi e urla del sottoscritto: l’acqua continua a cadere fortissima ed i tuoni coprono ogni suono.
L’ultimo tratto di asfalto fino al Rifugio Marcesina (m. 1319), dove arriviamo finalmente verso le 19.00, è una corsa tra le saette che imperversano nella piana : ma perché le mucche non sembrano essere minimamente preoccupate ??
Il gruppo che ha sbagliato al precedente bivio deve fare penitenza, costretto a discendere una palude di letame, ed arriva una decina di minuti dopo: un veloce conteggio e scopriamo che manca all’appello Michael: la preoccupazione montante svanisce verso le 19.45 quando arriva raccontando che ha aspettato a Malga Buson, intorno ad un caldo fuocherello, che il temporale smettesse … in effetti non piove più.
Una doccia calda (mai fatto più volentieri una !) per le membra bagnate e intirizzite, la caldaia e i nuovissimi phon delle camere (o la stufa a legna, per i tre fortunati vip della dependance ..) per tentare di asciugare l’asciugabile, una cena abbondante per ritemprare spirito e stomaco, ed una storia “bellica” della buonanotte prima di andare sotto le coperte.
Giorno 2 - Sabato 29 luglio 2006
Km 63 - 1680 m. salita - 1550 m. discesa
Rifugio Marcesina - Rifugio Campomulo - Passo Vezzena - Ex Forte Luserna - Passo Cost- Ex Forte Belvedere - Lago Di Lavarone - Carbonare - Forte Cherle
Gli effetti benefici del sonno ristoratore nelle confortevoli stanze neo-ristrutturate del Rifugio Marchesina, vengono parzialmente annullati all’idea di dovere infilarsi nuovamente in abiti e scarpe umidi (per i più fortunati) o ancora bagnati. Il meteo sull’Altopiano di Asiago inoltre, cielo coperto che non promette nulla di buona, non sembra voler collaborare.
Dopo la colazione, in linea con le nostre fameliche iniziative, si parte verso le ore 9.00.
Lo sterrato non è sempre dei più scorrevoli, spesso il fondo è ostico, molto pietroso e l’andatura ne risente. Dal cielo però almeno nessuna cattiva notizia: pur coperto e con una pioggerellina leggera per brevi tratti, la temperatura è fresca e anche in salita si pedala senza sudare troppo.
Si sale dopo Bivio Campo Cavallo (m. 1364) fino a m. 1600 per poi giungere al bivio sopra l’Albergo Campomulo(m. 1530). A destra, con un tratto asfaltato, il tracciato sale fino a Malga Fiara (m. 1600) da cui procediamo fino a località Prà Campofilone (m. 1622), sede di uno dei numerosi ex cimiteri militari dell azona.
Siamo distanti solo un paio di km dalla località Piazza delle Saline, dove ieri il maltempo ci ha martellato di brutto. Ritroviamo a sinistra il segnavia nr. 836 del Sentiero della Pace: tra pascoli, saliscendi e immancabili testimonianze di una guerra lontana che molti di noi imparano solo ora a scoprire più da vicino, arriviamo al punto più alto della giornata (m. 1702) in località Zingarella sotto la cima dell’omonimo monte. Ancora un paio di km fino al bivio di Malga Galmarara (m. 1614) e poi a sinistra ha inizio una interminabile discesa sterrata che lungo la Val di Galmarara scende prima al Bivio di Basasenocio (m. 1196) e poi sempre più giù fino ad incrociare (m. 978) la strada provinciale nr. 349 che sale al Passo Vezzena.
Sa qui, punto più basso della tappa odierna, pedaliamo in salita, finalmente su asfalto scorrevole e sotto una leggerissima pioggerellina a tratti, risalendo la Val d’Assa fino all’albergo Ghertele (m. 1133) dove abbiamo pianificato il ristoro odierno. Nonostante le apparenze esteriori la sosta si rivela ristoratrice, almeno per una parte del gruppo, visto che il resto del gruppo propende per tirare il fiato più avanti.
Purtroppo la mattinata non è stata avara di fatiche, colpa soprattutto dello scorbutico fondo sterrato.
Per arrivare a Forte Chele entro un’ora decente anche in caso di temporali pomeridiani, decidiamo di tagliare dall’itinerario l’appendice che ci avrebbe portato nella zona di Luserna/Millegrobbe lungo il tracciato della 100KMF.
Continuiamo a salire lungo l’asfalto al cospetto del Monte Verena a sinistra e di Cima Portule a destra, dove distinguiamo nettamente l’omonima Bocchetta che ci ha visto transitare ieri. In una decina di km giungiamo ai pascoli di Passo Vezzena (m. 1402).
Ancora una sosta gradita presso il ….., poi riprendiamo la strada asfaltata, direzione Carbonare, che scende a Monterovere (m. 1255), dove il nostro itinerario incrocia per un attimo soltanto il tracciato della tappa precedente, e poi risale dolcemente fino fino a Passo Cost (m. 1298).
Nel frattempo il meteo volge decisamente al bello ed il sole torna a splendere dopo oltre 24 ore, togliendoci finalmente non poche preoccupazioni, ancora “scottati” dal diluvio di ieri.
Rientriamo a sinistra sul tracciato della 100KMF che scende nel bosco fino all’ex Forte Belvedere Gschwendt (m. 1177).
...
Giorno 3 - Domenica 30 luglio 2006
Km 45 - 1800 m. salita - 1330 m. discesa
Forte Cherle - Rifugio Stella D`Italia - Passo Coe - Monte Maggio - Passo Borcola - Posina - Colle Xomo - Rifugio Papa
La giornata è splendida, in cielo non c'è una nuvola. Verso le 9.00 si parte per quella che sulla carta è sicuramente la tappa più insidiosa, in cui abbandoneremo la zona degli altopiani per salire il Pasubio.
Giorno 4 - Lunedí 31 luglio 2006
Km 40 - 870 m. salita - 1640 m. discesa
Rifugio Papa - Rifugio Lancia - Passo Del Lucco - S. Giuseppe - Serrada - Folgaria